Lo Storico Carnevale di Ivrea è una grande Festa Civica, durante la quale la comunità di Ivrea celebra la propria capacità di autodeterminazione, ricordando un episodio di affrancamento dalla tirannide che si fa risalire al medioevo: leggenda vuole che un barone che affamava la Città intorno all’anno 1200 venne scacciato grazie alla ribellione della figlia di un mugnaio (Violetta) che, promessa sposa (a Toniotto), non volle sottostare allo jus primae noctis imposto dal tiranno a tutte le spose. Salita al castello decapitò il Barone ed accese la rivolta popolare che si concluse con la distruzione dell’edificio, che non fu mai più ricostruito, e con la l’istituzione del libero Comune. La Battaglia delle arance rievoca questa ribellione: il popolo, rappresentato dalle nove squadre degli aranceri a piedi, combatte a colpi di arance contro le armate del Feudatario, rappresentate dai tiratori sui carri trainati da cavalli, che indossano protezioni e maschere che ricordano le antiche armature .
Il getto delle arance affonda le sue radici intorno alla metà dell’Ottocento. Ancor prima, e più precisamente nel Medioevo, erano i fagioli i protagonisti della battaglia.
Si narra infatti che due volte all’anno il feudatario donasse una pignatta di fagioli alle famiglie povere e queste, per disprezzo, gettassero i fagioli per le strade. Gli stessi legumi erano anche utilizzati in tempo di carnevale, come scherzosi proiettili da lanciare addosso ad improvvisati avversari.
Nell’Ottocento insieme a coriandoli, confetti, lupini e fiori, le ragazze lanciavano dai balconi, mirando le carrozze del corteo carnevalesco, qualche arancia un “aristocratico” frutto esotico proveniente dalla Costa Azzurra. I destinatari erano giovincelli dai quali le stesse ragazze volevano essere notate.
Dalle carrozze si iniziò a rispondere scherzosamente a tono e, poco a poco, il gesto di omaggio si trasformò in duello. Dal manifesto del Carnevale del 1854 apprendiamo infatti che il Generale Panietti ordina che “per il buon andamento della festa negli ultimi tre giorni è vietato di gettare aranci od altro simile con veemenza” ma il divieto nei tempi a seguire non trovò applicazione, anzi il getto si trasformò in un vero e proprio combattimento testa a testa tra lanciatori dai balconi e lanciatori di strada
Solo dal secondo dopoguerra con la nascita della prima squadra di aranceri la battaglia assunse i connotati attuali seguendo regole ben precise.
Alla Battaglia oggi prendono parte oltre 4000 tiratori a piedi suddivisi in nove squadre (Picche, Morte, Tuchini, Scacchi, Arduini, Pantere, Diavoli, Mercenari, Credendari) e oltre 50 carri trainati da cavalli (pariglie con a bordo 10 tiratori e tiri a quattro con a bordo 12 tiratori) per un totale di circa 5000 persone coinvolte.
Il Carnevale – è un grande gioco di ruolo ed è anche una straordinaria lezione di educazione civica: migliaia di persone che scendono pacificamente in piazza a celebrare una festa di libertà, in un clima “agonistico” come quello della Battaglia delle Arance, nel rispetto di regole non scritte, sono un grande esempio di civiltà che la città può orgogliosamente vantare e deve “difendere”.
La Battaglia vive su regole cavalleresche non scritte condivise da tutti i partecipanti, che garantiscono l’incolumità generale (a parte qualche inevitabile occhio nero), e mantengono il confronto sul livello di una vera e propria sfida “sportiva” nella quale alla fine chi è più bravo (e tira più arance con maggior intensità) vince. Il duello tra i tiratori a piedi e sul carro che spesso assume una forma di sfidai individuale, pur nella moltitudine è tanto più aspro quanto più è stretto il rapporto tra chi lo ingaggia: tirare più forte possibile è un segno di rispetto verso un conoscente, per onorare insieme la battaglia. Alla fine una stretta di mano sancisce la ritrovata amicizia.
La Battaglia costituisce indubbiamente l’elemento più spettacolare della manifestazione che ben evidenzia la lotta per la libertà, simbolo del carnevale eporediese. La Battaglia delle arance insieme a tutti gli eventi storici presenti nella manifestazione di Ivrea, costituisce un’incredibile patrimonio culturale e goliardico, che posiziona la festa tra le più importanti nel panorama nazionale ed internazionale. Il getto dello arance rappresenta anche il momento in cui è più alta la partecipazione collettiva: tutti possono prenderne parte, iscrivendosi in una delle nove squadre a piedi oppure divenendo equipaggio di un carro da getto.