Supremo capo del governo del Comune, il Magnifico Podestà veniva nominato, sin dal XIV secolo, dai Credendari, i Consiglieri comunali dell’epoca, ed era responsabile dell’amministrazione e della giustizia.
Scelto al di fuori del Comune per garantire la sua imparzialità, il Podestà quando entrava in carica, dopo aver giurato sul libro degli Statuti, andava a prelevare con un apposito martello conservato presso il municipio cittadino, un sasso tra i ruderi del Castellazzo e lo gettava in Dora come spregio al Marchese del Monferrato.
La cerimonia si ripete ogni anno, al mattino della domenica di carnevale. Da alcuni anni è stata anche ripresa l’antica tradizione dell’offerta dei ceri da parte della città, rappresentata dal Podestà al Vescovo. Si svolge in forma solenne nel giorno dell’Epifania in Duomo alle ore 16.
I Credendari appartenevano ai vari rioni in cui era divisa la città, erano in numero massimo di settanta e formavano una specie di senato; fra essi venivano eletti il Consiglio dei Sapienti con l’incarico della stesura e della revisione degli statuti, tre Procuratori per la tenuta dei registri contabili ed un Tesoriere per la gestione delle spese. I Credendari erano il governo della città e, come tale, detenevano poteri amministrativi e legislativi.
Nell’agosto di ogni anno tenevano una seduta speciale nella quale veniva eletto il Podestà, che rimaneva in carica un solo anno, ed una volta insediato deteneva poteri giudiziari. Si può quindi affermare che, rispetto all’amministrazione comunale, si trovano nello stesso rapporto oggi intercorrente fra i membri del Parlamento ed il Governo. I Credendari partecipavano in forma ufficiale alle principali manifestazioni cittadine accompagnando il Podestà.
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